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Benvenuti e un saluto dalla famiglia Rondella. Nel nostro piccolo laboratorio, costruiamo cose. recuperiamo vecchi oggetti e materiali, li trasformiamo, li asembliamo, li reinterpretiamo, diamo una nuova vita a ciò che è stato rifiutato da altre persone. lo facciamo con tutto l'amore e la creatività di cui siamo capaci e speriamo con tutto il cuore arrivare al cuore di ognuno di voi.

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Il racconto delle origini dei Rondella

Rondella è un personaggio alquanto bizzarro.

Vive in una ridente cittadina molto vicina al mare e circondata da campagne sconfinate, luoghi da lui vissuti assiduamente come sua principale fonte di ispirazione.

Cinico, sarcastico e ironico, a volte volgare e scontroso, ma con un cuore grande, è un uomo empatico, eccessivamente sensibile, di facilissima commozione, molto legato ai ricordi e pervaso da una perenne, pacata e sana tristezza, tanto da essersi guadagnato l'appellativo di “artiere malinconico”.

Prova una particolare attrazione per il mondo dell'occulto, per l'arte funeraria e i cimiteri, luoghi in cui si concede lunghissime passeggiate.

Il suo carattere eremitico lo porta a confinarsi con la sua amata famiglia, centellinando i rapporti sociali e selezionandoli meticolosamente.

Virginia, la sua adorabile moglie, o come la chiamano i Robottini “la Rondella Madre, è una donna paziente e calma, anche lei “refrattaria” alla vita mondana, che accetta, non sempre di buon grado, tutte le bizzarrie di suo marito. Pare sia l'unica donna capace di convivere con Rondella.

Anna, la loro figlia, è una bambina dolce ma dal carattere forte, anche lei empatica, sensibile e rispettosa del prossimo. Testarda, molto brava negli studi e padrona di un linguaggio molto forbito, ha una repulsione profonda per tutto ciò che è “banale divertimento” e  la sua passione principale è la pittura.

Frida Kahne è la loro cagnolina nera meticcia, molto intelligente, goffa e un po' chiatta, è continuamente in cerca di cibo e non sopporta di essere lavata.

Nonno Emilio, il robottino di famiglia, è un robottino anziano semi-analfabeta dal carattere burbero e scontroso, ufficialmente innamorato della Rondella Madre. È stato costruito dal Bisnonno di Rondella agli inizi del 1900 come Robottino agricolo e va in giro perennemente con la sua amatissima zappa, quasi come fosse uno scettro.

La Jolanda è la compagna che Rondella ha presentato a Nonno Emilio, rimasto vedovo a causa di un guasto irreparabile che colpì la sua cara moglie, Margherita. Jolanda è una robottina anziana tutta pepe che riesce a tenere testa al nonno grazie al suo carattere deciso e ribelle. 

Erede della famigerata “Antica Robottineria Rondella”, Mastro Rondella porta avanti l'impresa di famiglia con il prezioso aiuto del suo fidato assistente, il Prof. Sarchiapone, un robottino dotato di un dispositivo esterno per il potenziamento delle funzioni cerebrali.

L'antica Robottineria Rondella, da generazioni, progetta e costruisce i “Robottini pacifici”, dei robottini polimaterici sofisticatissimi, creati con materiali di recupero ripescati da tutti quei luoghi in cui l'uomo li ha abbandonati, deturpandone la sacralità e la bellezza.

Programmati per dispensare amore e gentilezza all’umanità, a differenza di tutti gli altri Robot dell'immaginario collettivo, i Robottini Pacifici non combattono il male con missili fotonici o alabarde spaziali, ma semplicemente "esistendo". 

Sono talmente adorabili e potenti da far vibrare le corde dell'anima ad una frequenza tale da far tornare bambini gli adulti, inibendo qualsiasi intento malevolo o energia negativa. 

Lo scopo ultimo del lavoro di Rondella, quindi, è la diffusione a livello planetario dei Robottini Pacifici al fine di riportare la pace sulla terra.

La Robottineria Rondella combatte da sempre contro la “BAD ROBOTS ENTERPRISES”, una fabbrica di robot cattivissimi che ha come unico scopo la diffusione dell'odio fra gli umani.

Ultimo erede della “Bad Robot Enterprises” è l'acerrimo nemico di Rondella, Maleficenza, affiancato dal suo fedele assistente e consigliere, il Dott. Cerbero.

Questo oscuro e misterioso signore del male è un uomo sociopatico dall'identità sconosciuta che odia qualsiasi contatto con altri esseri umani e costruisce i suoi Robot copiando spudoratamente i Robottini Pacifici. 

Maleficenza, infatti, passa la sua vita a rubare sia i progetti che i robottini di Rondella al fine di carpirne i segreti e riprogrammare le sue macchine affinchè portino gli esseri umani a dare sfogo alla parte peggiore di loro stessi, quella sopita, nella maggior parte dei casi, nell'angolo più oscuro e nascosto dell'animo umano e che, risvegliandosi, dilaga nella società facendo marcire il cuore delle persone.  Aizzando gli uomini l'uno contro l'altro, Maleficenza vuole portare gli umani ad un' auto eliminazione che gli permetta di divenire l'unico abitante della terra, giungendo finalmente al compimento del suo piano diabolico: la conquista del mondo intero e la tanta agognata solitudine.

Una missione, quindi, quella dei cattivissimi “Badbots”, esattamente opposta a quella dei nostri Robottini Pacifici: portare nella vita reale, alimentandola sempre di più, tutta la cattiveria di cui l'uomo può essere capace.

Ogni volta che Maleficenza viene sconfitto da Rondella, urla a gran voce la sua tipica esclamazione, riecheggiando in tutta la città:

“SANGU DI L'OSHTEEEEEEEEEEEE!!!!!”

 

Tutto ebbe inizio migliaia di anni fa, nella preistoria, quanto la terra era popolata dagli "Homo Inutilis”.

A quei tempi, gli umani erano degli inetti, ma proprio degli incapaci, stavano tutto il tempo a girarsi i pollici e il loro unico momento di svago si presentava in occasione dei temporali, quando i fulmini incendiavano qualche povero albero indifeso.

Appena intravedevano le fiamme, infatti, si mettevano la prima pelliccia di animale squartato che trovavano e uscivano da quel tugurio di caverna, carichi di stupore, urlando “UH! UH! AAH AH UUUUUUUUUH!!! e si sedevano attorno al rogo, manco fosse un cinematografo.

Gli Homo Inutilis erano un popolo nomade e non restavano mai per molto tempo nello stesso posto. I più fortunati vivevano in ripari naturali di proprietà, come le caverne, mentre ai meno abbienti erano assegnati degli alloggi di fortuna costruiti con materiali scadenti tipo pelli e ossa di grandi animali. Una specie di “capanne popolari”, diciamo.

Questi uomini primitivi erano onnivori ed erano soliti cibarsi di carogne putrefatte con contorno di vegetali vari raccolti in giro per le campagne oppure catturavano piccoli insetti come i Malotasauri o i Cocolodonti.

Poi, a un certo punto, deve essere arrivato un Cannavacciuolo primitivo che, a suon di clavate dietro la nuca, li riportò sulla retta via modificando le loro abitudini alimentari e così iniziarono a cacciare per procurarsi un po' di carne fresca.

Non avendo a disposizione nessun tipo di arma, gli Homo Inutilis andavano a caccia equipaggiati solo di due piccoli piedi adatti all'andatura eretta e tanto, tanto, ottimismo.

Non appena scorgevano una preda, i nostri incapaci antenati, iniziavano ad inseguirla correndo grottescamente, come la zia Vincenzina con l'artrosi, sperando che l'animale in questione inciampasse su qualcosa e cadesse rovinosamente sbattendo la testa su un sasso e perdendo i sensi.

Questa fallimentare tecnica di caccia stava rendendo gli Homo Inutilis sempre più frustrati e insoddisfatti così uno di loro, il più pigro del gruppo, disse:

 

 

  • UH! UH! UH! (Che nel linguaggio locale voleva dire “Ouh, allora, io non c'ho più voglia di correre. O troviamo una soluzione per ridurre l'attività fisica e catturare le prede col minimo sforzo possibile o qualcuno deve al più presto aprire un ristorante”).

 

Indovinate un po', chi era costui? Ma è ovvio... Un antenato di Rondella!

Codesto Rondella arcaico era molto basso, molto peloso, con la testa arrotondata, il volto molto piccolo e la mascella poco sporgente. Praticamente come il Rondella attuale, ma più magro e con i capelli.

Una volta tornato alla caverna con un copioso sversamento di acido lattico e con lo stomaco più vuoto del mio fiasco di benzina agricola dopo una notte balorda, il nostro Rondella primitivo iniziò a pensare... pensare... pensare... Ma più pensava e più si allontanava dalla soluzione.

Così, sempre più demotivato e spazientito, disse alla femmina:

 

  • Uh! (che significa “Esco”)

e la femmina rispose

 

  • UHUHUHUHUHU!!! AH AH AH UH UH, UH UH AH AH UH, UH, UH UH UH AH AH UH UH, UUUUUUUUUH UH, UHUHUH AH AH AH AAAH UHUHUH!!!!!!!! (che vuol dire “DOVE VAI?! CON CHI STAI USCENDO?! E NON FARE COME AL SOLITO CHE TI FERMI AL CIRCOLO DELLA CACCIA A BLATERARE CON GLI ALTRI HOMO INUTILIS!!! NON FARE TARDI, QUESTA CAVERNA NON È UN ALBERGO!!! E GIACCHÈ ESCI, PRENDI MEZZO CHILO DI CAROGNE PER LA CENA!”)

 

E il Rondella primitivo uscì sbattendo... Niente. Sbattendo niente, non c'avevano manco le porte.

Comunque, una volta fuori dalla caverna iniziò a vagare calciando sassolini, strappando fili d'erba e pensando e ripensando a come poter catturare le sue prede senza correre e senza stancarsi.

Ouh, ragazzi: niente, zero, nisba, vuoto totale, la sua mente era un buco nero che aveva inghiottito ogni idea, ogni soluzione possibile. Così, raggiunto l'apice dell'irritabilità, prese un lungo ramo bello dritto e lo scagliò in alto con tutta l'energia che aveva in corpo.

Il ramo iniziò a percorrere l'aria sempre più in alto, e poi ancora in alto, quasi a sfiorare il cielo, fino ad iniziare la sua discesa, sempre più in basso, sempre più vicino al terreno, fino a colpire una bestia molto distante da lui.

La bestia, spaventata da questo strano oggetto volante non identificato, scappò.

Il Rondella primitivo, dopo aver visto quella scena, ebbe un'intuizione.

Raccolse tutti i rami belli dritti che trovava durante il suo tragitto e iniziò ad allenarsi con un bersaglio cha aveva disposto a qualche metro da lui.

A quei tempi quelle zone erano popolate dai “Crudelòpodi”, bestie ferocissime e malvagie delle quali il Rondella Inutilis era molto ghiotto.

I Crudelòpodi erano erbivori ma predavano gli altri animali senza motivo, così, giusto per il gusto di ammazzarli. Appena avvistavano un altro animale, si appostavano dietro ai cespugli e, quando la preda era abbastanza vicina, saltavano fuori, la ammazzavano e poi correvano a ingozzarsi di verdurine. Che farabutti, no?

Insomma, un giorno, mentre il Rondella primitivo era intento ad allenarsi nei suoi lanci, vide in lontananza un Crudelòpode gigantesco che, come di consueto, con la bocca insanguinata e la pancia piena di cicorielle, stava stravaccato a sonnecchiare come lo zio Paride dopo il cenone di capodanno.

Era il momento giusto. Incominciò a camminare lentamente verso la bestia immonda, con passo felpato, fino a che non fosse sufficientemente vicino (ma abbastanza lontano da non dover correre) per prendere la mira e lanciare il suo bastone bello dritto sul Crudelòpode.

Il Rondella primitivo effettuò il lancio.

Il bastone, come la volta precedente, tracciò una lunghissima parabola nell'aria, finì sul fianco della bestia, ma rimbalzò e cadde peteticamente sull'erba.

Il Crudelòpode era talmente addormentato e satollo di cicorielle che neanche sentì il bastone che lo aveva colpito, così il Rondella Inutilis sfruttò l'occasione per effettuare un nuovo tentativo.

Prese l'ultimo bastone che gli era rimasto e dopo aver mirato per benino lo scagliò.

Il bastone percorse di nuovo la stessa traiettoria.

A differenza delle volte precedenti però, e con grande stupore del Rondella Primitivo, riuscì a conficcarsi profondamente nelle chiappe del bestione.

Il Crudelòpode iniziò a dimenarsi e, con il tipico verso agghiacciante dei Crudelòpodi (che era tipo “uaaaaaaaahrgh....Grunf! Grunf! Ghrrrrrrrraaaaaaahrgh!!!!), balzò in piedi, estrasse il bastone dalle chiappe con quelle zanne spaventose che si ritrovava e se la diede a zampe levate.

 

  • UH! Disse il Rondella Inutilis (e cioè “Ohibò, il bastone si è infilzato! Probabilmente colpendo un zona interessata da organi vitali, potrei riuscire ad abbatterlo!)

 

Corse a recuperare il bastone, lo osservò molto attentamente, lo studiò e si accorse che l'estremità era molto diversa rispetto agli altri che aveva lanciato. Si rese conto che quella punta era acuminata, allora capì che doveva rendere appuntiti tutti i bastoni che avrebbe trovato da allora in avanti.

Studiò varie tecniche per fare la punta ai bastoni: prima provò a soffiarci sopra, poi li strofinò con le mani, poi cercò un temperamatite (ma siccome non erano ancora state inventate manco le matite, non lo trovò), ma nessuna di queste tecniche funzionò e il Rondella Primitivo tornò alla caverna più frustrato di prima.

Il giorno successivo, dopo una notte insonne, andò a cercare un bel posto tranquillo sulla costa, visto che l'unica cosa capace di rilassarlo era andare a contemplare il mare e girovagando per quelle lande desolate trovò una zona nella quale non era mai stato, piena zeppa di vegetazione e dove i profumi della natura erano intensi e inebrianti come mai li aveva sentiti prima.

Il mare era lì a pochi passi, fermo come l'olio motore dentro a un barile, più azzurro del principe più azzurro che una principessa possa mai desiderare. Solo una scogliera lo divideva da quell'acqua così meravigliosa, scogliera che lui, imprudentemente, decise di attraversare.

Non appena mise i piedi su quelle pietre, però, fu pervaso da un dolore lancinante.

Immediatamente indietreggiò saltellando su na sola gamba, come un canguro ubriaco, si guardò la pianta del piedone peloso e si accorse che c'era un taglio molto profondo e sanguinante.

Il Rondella Inutilis si chiese cosa mai gli avesse provocato quella ferita e, incuriosito, si inginocchiò e avvicinò la testa agli scogli.

Passò cautamente la mano sulla superficie delle rocce e si accorse che terminavano con sommità affilate come rasoi. Fu allora che arrivò un'altra intuizione. Prese un grosso sasso, lo sbattè abbastanza forte da staccare quella lama di pietra dal resto degli scogli, andò subito a cercare un bastone bello dritto e, trovato quello adatto, incominciò a scalfirne l'estremità con la pietra affilata, fino a renderla incredibilmente appuntita.

Inutile dirvi che da quel giorno, i bastoni del Rondella Inutilis, divennero armi perfette e tecnologicamente avanzate per quel periodo e sia lui che tutti i componenti del suo gruppo inziarono ad usarle abitualmente portando a grossi risultati.

Il Rondella Inutilis chiamò quel tipo di bastone “Lahncialiluh” (nome dal quale deriva il termine “Lancia” che tutti noi usiamo ancora oggi) e grazie a quella rivoluzionaria scoperta, non solo capì che utilizzando le pietre poteva inventare tantissimi altri utensili adatti a costruire cose e a risolvere innumerevoli problemi, ma diede il via ad un'era che sarebbe stata preziosa, fondamentale, per il progresso della civiltà ed è proprio in questo preciso momento storico che il Rondella Inutilis, con un balzo evolutivo da manuale, divenne il leggendario “Rondella Habilis”.

Con la diffusione di questa nuova tecnica di caccia, la carne di Crudelòpode era sempre più presente sulle tavole della comunità e, nonostante fosse una carne prelibata, molto apprezzata dagli Habilis, si faceva una gran fatica a mangiarla, perchè molto stopposa e difficile da digerire.

Un sabato sera, dopo un temporale, mentre tutti erano riuniti intorno ad un albero incendiato, il Rondella Habilis propose una bella scorpacciata di Crudelòpode, così tutte le femmine andarono a prendere le scorte di carne che avevano in casa.

La carne fu raggruppata e disposta su di una specie di piano d'appoggio realizzato affiancando dei tronchi che si trovavano molto vicini al rogo. Ognuno ne prese un pezzo e iniziò a mangiarla strappandone con i denti delle piccole parti che potessero essere facilmente masticate.

A un certo punto, a causa di una folata di vento, dall'albero si alzarono le fiamme e queste andarono a toccare proprio quel vassoio rudimentale che gli Habilis avevano ideato.

Il supporto prese fuoco e la carne incominciò ad arrostirsi. Tutti si spaventarono e, molto preoccupati per la perdita della carne, in maniera del tutto casuale, proprio quando la carne fu cotta a puntino, Rondella riuscì a salvarne qualche pezzo bruciacchiato.

Quella carne aveva un odore inspiegabilmente invitante per lui e, incuriosito e con l'acquolina in bocca, provò ad addentarne un pezzetto.

Il nostro amico non poteva credere alle sue papille gustative... Quella carne era l'apice del piacere e del godimento e subito invitò gli altri membri del gruppo ad assaggiarla!

Tutti, ma proprio tutti, ne furono entusiasti e Rondella iniziò subito a pensare ad un metodo che gli permettesse di riprodurre quell'evento.

Pensò che se le fiamme si erano accidentalmente avvicinate ai i tronchi e i tronchi si erano incendiati, forse lui avrebbe potuto avvicinare i tronchi alle fiamme! E così fece.

Attese il temporale successivo e appena un fulmine colpì il primo albero che si trovava vicino a lui, si avvicinò con un lungo tronco e lo appoggiò alle fiamme. Il tronco prese fuoco a sua volta e il Rondella Habilis capi che aveva ben due possibilità! Poteva sia passare il fuoco da un tronco a un altro, sia mantenere acceso un unico fuoco aggiungendo legna finchè ne avesse avuto la necessità.

Grazie a questa sua Scoperta, Rondella potè permettere a tutta la sua comunità di imparare a cuocere la carne e di utilizzare il fuoco per scaldarsi durante i lunghi e freddi inverni.

Tutte quelle abilità che il Rondella Habilis aveva sviluppato si tramandarono di generazione in generazione e, col passare del tempo e con la pratica, acquisì tutta una serie di conoscenze che lo portarono ad evolversi sempre di più, diventando sempre più sveglio e più saggio.

Anche fisicamente, debbo dire che migliorò parecchio! La sua postura era sempre più simile a quella dell'uomo moderno e anche i lineamenti erano molto cambiati. Non sembrava più un avanzo di giardino zoologico! Certo, sempre bruttarello era, ma almeno guardandolo in faccia non ti faceva venire voglia di un bel paio di cataratte!

Avreste dovuto vedere quali diavolerie si era inventato! Con pietra e legno, aveva costruito asce, martelli, scalpelli, trapani, seghe costruite utilizzando i robusti e affilati denti di Reprobodonte (è una specie di squalaccio preistorico) e pennelli fatti di pelo con i quali pittava cose improponibili sui muri della caverna.

Il Rondella Habilis era diventato un “Rondella Sapiens”!

Aveva imparato a lavorare la pietra magistralmente e continuava a costruire armi da caccia sempre più sofisticate, levigate, rifinite, e poi ancora utensili che permisero all'uomo di coltivare piante commestibili e costruire recinti dove poter allevare gli animali.

Insomma, tutte le volte che quel geniaccio incompreso terminava una nuova invenzione, lui correva subito a mostrarla al resto del gruppo, in modo che tutti ne potessero trarre beneficio.

Il rovescio della medaglia, però, era che divenne motivo di litigio tra le altre coppie del gruppo, perchè tutte le femmine dicevano continuamente ai rispettivi maschi: “Il maschio (mo' non so come si chiamasse la femmina del Rondella Sapiens... Facciamo “Gaberiella”, per esempio) della Gabriella è un marito esemplare! Tu manco un chiodo nel muro sai mettere!”.

I maschi del gruppo lo detestavano sempre di più, anche perchè era pure belloccio per lo standard dell'epoca e più passava il tempo, più il Rondella Sapiens si evolveva.

Arrivò persino a costruire dei marchingegni che aiutassero la sua femmina nei lavori domestici.

Gli altri membri del gruppo erano sempre più inviperiti. I maschi sputavano veleno sul Rondella Sapiens perchè era più fico di loro e le femmine vomitavano pettegolezzi sulla Gabriella perchè l'invidia se le divorava. La solidarietà, che fino a quel momento era stata ben salda all'interno del gruppo, si sgretolò inesorabilmente fino a dar vita a sentimenti fino ad allora sconosciuti alla specie: L'invidia, l'odio e il rancore.

Così, sputa oggi e vomita domani, i Rondella primitivi si ritrovarono isolati, emarginati e con neanche un' anima viva con cui scambiare quattro chiacchiere.

Il tempo passava lento, nella caverna dei solitari Rondella Sapiens e i giorni erano un susseguirsi di gesti ripetuti e di silenzi già sentiti.

Un bel giorno, mentre il Rondella Sapiens (che da questo momento in poi, per semplificare, chiameremo “Piergiorgio”) era indaffarato a rassettare il suo rudimentale laboratorio, la Gabriella entrò e gli chiese

 

  • Scusami, Piergiorgio, ma tu non mi trovi un po' ingrassata?

 

E Piergiorgio, in maniera molto evasiva e col terrore che gli si dipingeva in volto, rispose

 

  • UH!

 

Allora la Gabriella esclamò

 

  • E smettila, cretino! Dico davvero! Guardami la pancia, si sta gonfiando!

 

E Piergiorgio disse

 

  • Ma no, piccola polpettina pelosa, emh... Avrai mangiato qualcosa che ti avrà creato un po' di aria, tutto qui.

La Gabriella disse “se lo dici tu che sei “sapiens”... Ma non era convinta e se ne andò titubante.

Ben presto i Rondella si accorsero che non si trattava affatto di aerofagia, infatti la Gabriella mise al mondo un bellissimo bebè (Vabbè, “bellissimo” sempre per gli standard dell'epoca).

Questo piccolo batuffolino stravolse totalmente la loro vita e nessuno dei due aveva la benchè minima idea di come ci si prendesse cura di un figlio! Ma per fortuna la natura ha sempre una soluzione a tutto e a quel punto l'istinto genitoriale corse in loro aiuto.

Nonostante l'istinto genitoriale ce la mettesse tutta, però, i neo genitori erano un disastro totale.

Non solo la loro vita era uno sbattimento perchè traslocavano da un posto all'altro senza mai avere un po' di stabilità, ma la Gabriella non dormiva da due settimane, il bambino era fastidioso peggio di una fistola anale e il Rondella sapiens continuava a ripetersi come tutto questo si sarebbe potuto evitare se la cicogna, quel giorno, invece di fare la splendida, fosse andata a giocare a calcetto.

“Piccolo Jason” (facciamo finta che il bambino si chiamasse così) era insopportabile, capriccioso manco fosse 'na prima donna a Broadway e aveva portato Piergiorgio all'esasperazione facendogli desiderare ardentemente di prendere la cicogna, spennarla e farle fare un bel giretto sulla brace accesa.

Un bel giorno, dopo una battuta di caccia al Crudelopode, tornò alla caverna con un piccolo ciocco di legno recuperato vicino al mare e, come ogni santa volta, entrò in casa svogliatamente, con una voglia irrefrenabile di emigrare in Messico, accolto dalle urla esasperate della Gabriella e il pianto disperato di Piccolo Jason che non aveva la minima intenzione di placarsi.

Ad un tratto, come per incanto, come se un rito sciamanico avesse fatto intercedere qualche forza superiore, Piccolo Jason smise di frignare.

I genitori erano sbalorditi, increduli, e si chiedevano quale mai fosse la causa di quel miracolo.

Poi, ad un tratto, si accorsero che Piccolo Jason si sporgeva dal suo “comodissimo” seggiolone granitico cercando di afferrare il ciocco di legno che il padre aveva portato a casa.

Rondella osservò con attenzione quel tronchetto e notò immediatamente che aveva un inconfondibile forma antropomorfa. Era proprio tutto lì: occhi, orecchie, naso, bocca e un piccolo corpicino.

Beh, non di certo ben definiti... Erano come li si potrebbe trovare su un tronco, insomma, come quegli ulivi secolari, tutti ritorti su loro stessi, che balzano agli occhi come fossero animali o persone o come quando si ricercano le forme nelle nuvole.

Sta di fatto che Rondella, ancora sbigottito, consegnò il ciocco di legno nelle mani del pargolo che, appena lo afferrò, diede spettacolo di un grandissimo sorriso, uno spettacolo al quale non avevano mai assistito prima!

Da quel giorno la famiglia Rondella divenne una famiglia felice e Piccolo Jason diventò un bambino adorabile, sempre accompagnato dal suo inseparabile amico legnoso.

Piergiorgio era talmente grato a quel ciocco di legno che, pian pianino, inizio a modificarlo rendendolo sempre più simile ad un sapiens: prima gli aggiunse due piccoli tronchetti che fungevano da braccia, poi altri due per fare le gambe e poi tantissimi particolari decorativi come conchiglie e pietre naturali... Insomma il risultato fu sorprendente e, appena terminato, si recò subito alla caverna per consegnare a Piccolo Jason quell'adorabile pupazzetto!

Sulla strada del ritorno, più o meno a metà tragitto, incrociò un membro del suo gruppo (facciamo finta che si chiamasse Mario) che, col solito sguardo rosicone, con gli occhi pieni di astio, gli andò incontro per attaccare briga e iniziò ad enunciare le parole di rito che elencherò di seguito in ordine cronologico

 

  1. (spallata) “ouh, stai attento, cretino!”

  2. “che guardi?!” (spinta)

  3. “Tu non sai chi sono io!”

  4. “ti credi più intelligente di noi Habilis, ah? Ah?

  5. “Sto parlando con te, sfigato!” (altro spintone)

 

Poi, come guidato da una mano invisibile, la testa di quel bulletto si abbassò, facendogli cadere gli occhi sul pupazzo di legno.

Meh, che vi devo dire, amici miei... Rimase a bocca aperta come un “mammalucco”!

Le sue mani tremanti si avvicinavano lentamente al pupazzo... E più si avvicinavano, più Piergiorgio, per paura che il mammalucco volesse romperlo, indietreggiava cercando di proteggerlo dalle sue grinfie.

Ad un tratto, quando il Rondella Sapiens era riuscito ad allontanarsi di qualche passo, il mammalucco fece un balzo incredibile, tipo leone affamato, e gli si avvinghiò al collo! PORCACCIA QUELLA TERRA, CHE APPRENSIONE!!!

Il nostro beniamino cercò di divincolarsi con tutte le forze che aveva, perchè era convinto che quel malandrino volesse strozzarlo! Ma dato che, come abbiamo già detto precedentemente, i Rondella non sono mai stati inclini né all'attività fisica né agli sport da combattimento, non ci riuscì.

Così, proprio quando ormai aveva deciso di lasciarsi andare al suo infausto destino e di abbandonarsi fra le braccia scheletriche della vecchia “signora con la face”, Rondella si accorse di qualcosa di strano: man mano che passavano i secondi, lui continuava a respirare! Cioè, non moriva!

Allora si rese conto che il mammalucco non lo stava strozzando... LO STAVA ABBRACCIANDO!!!

Sto mammalucco lo abbracciava fortissimo, si era completamente rincitrullito! E siccome il Rondella Sapiens era incline a queste cose “diabetiche”, non fu per niente contrariato dalla cosa, anzi, era piacevolmente sorpreso che quel pupazzetto causasse questi repentini cambi di umore nelle persone!

Ancora emozionato dalla scena alla quale aveva assistito, Piergiorgio decise di lasciare il pupazzo di legno al bulletto pentito e Mario gliene fu infinitamente grato!

Il Rondella Sapiens era felice che quella creatura gli avesse fatto guadagnare un nuovo amico, così salutò calorosamente Mario e riprese il suo cammino verso la caverna, guardandosi intorno per trovare un altro ciocco di legno che gli permettesse di ricostruire un altro pupazzo per Piccolo Jason, cosa che fece non appena rientrato a casa.

Nei giorni successivi, Mario incontrò altri membri del gruppo e chiunque vedesse quella sua strana statuetta si squagliava come un uovo di Pasqua sul cruscotto della macchina ad Agosto iniziando a desiderarne ardentemente una.

A quel punto, tutti i membri del gruppo si recarono dal Rondella Sapiens per chiedergli di costruire un pupazzo.

Pian piano la comunità iniziava a riempirsi di pupazzi e il gruppo incominciava a tornare coeso e solidale come una volta, fino a creare un vero e proprio villaggio stabile.

Con tutti quei pupazzi da costruire, però, Piergiorgio non riusciva più a svolgere le basilari attività di sopravvivenza. Non riusciva più ad andare a caccia e a raccogliere la verdura! Doveva assolutamente trovare una soluzione, e anche in tempi molto brevi, altrimenti la sua famiglia sarebbe morta di fame!

Stabilì allora che, ad ogni consegna, il destinatario del pupazzo avrebbe dovuto portargli in cambio qualcosa da mangiare ed ecco che, in questo preciso momento storico, ha inizio il baratto e si crea la prima forma di attività lavorativa della storia dell'uomo.

Ooooh, ma “Grazie tante” cari Rondella! L'umanità intera vi sarà grata, nei secoli dei secoli, per averla condannata a una vita di fatica e sudore... MA COME VI È SALTATO IN MENTE, PORCO DEMONIO!!!

Comunque, il fatto che Rondella non dovesse più migrare da un posto all'altro era buona cosa.

Intanto ingrandì in maniera esponenziale il suo laboratorio e poi, con tutto il tempo che aveva a disposizione da dedicare al proprio lavoro, ebbe la possibilità di sperimentare nuovi tipi di lavorazioni fino ad arrivare alla scoperta dei metalli.

I metalli furono davvero una rivoluzione. È qui, infatti, che la civiltà umana entra prepotentemente e a gamba tesa nella conosciutissima “età antica”.